Venuta d'una nave picciola di Francesco di Garai nel porto della Vera Croce, qual il Cortese mandò a ricercar le due navi nel fiume Panuco, temendo non patissero qualche danno. Apparecchio del signor di Temistitan contra gli Spagnuoli.
Necessità che aveva il Cortese per dar aiuto agli amici.
Già sono due giorni che mi furono portate lettere del mio luogotenente nella città della Vera Croce, per le quali intesi una picciola nave esser arrivata in porto con trenta uomini, computando gli marinai e gli soldati, e si diceva esser venuta a cercar coloro che Francesco de Garai aveva mandati in queste provincie, de' quali altre volte ho detto a Vostra Maestà; e affermavano aver patito grandissima carestia di vettovaglie, e tale che, se quivi non era dato lor aiuto, sarebbono tutti morti di fame. E intesi che erano arrivati a porto Panuco, e in quello avendo indugiato quaranta giorni, e nel fiume e nella provincia non aver veduto mai alcuno, e perciò dalle cose che successero stimavano che quella provincia fusse rimasta disabitata; e parimente li medesimi avevano detto che subito dopo loro dovevano venire due navi del detto Francesco di Garai con soldati e cavalli, e credevano che già fussero passati alla costa da basso. E però mi è paruto appartenere al servizio di Vostra Altezza che quella nave e quegli che erano in essa non si perdessero, avendolo prima avisato delle cose fatte nella provincia, percioché gli abitatori di quella potrebbono fargli piú danno. Comandai che la detta nave dovesse andare a cercare l'altre e le certificasse delle cose che erano successe, e venissero al porto della detta città della Vera Croce, dove il capitano che prima il detto Francesco di Garai aveva mandato gli aspettava.
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