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      E avendo visto quei quattro Indiani, tra' quali era uno ch'io conosceva, comandai a tutti i soldati che si fermassero e me n'andai a loro. E salutatici l'un l'altro, mi riferirono esser venuti in nome del signore di quella città e provincia, nominato Guanacacin, e da sua parte umilmente mi pregavano ch'io non facesse né comportasse che fusse fatto danno alcuno nella sua provincia, percioché de' danni che noi avevamo patiti se ne doveva dar la colpa a quei di Temistitan e non a loro, ed essi desideravano di esser vassalli di Vostra Maestà e stringersi in amicizia con noi e sempre osservarla per l'avenire, e che entrassimo nella città e dalle loro opere conosceremmo l'animo loro. Io per interpreti risposi che la lor venuta mi era stata molto grata e pigliavo grandissimo piacere della loro pace e amicizia. E poi che ebbero fatta la scusa circa l'assedio e combattimento fatto contra di me nella città di Temistitan, dissi che essi molto ben sapevano che lontano sei leghe da quel luogo e dalla città di Tessaico, in certe terre a quella soggette, altre volte mi avevano uccisi cinque cavalli e quaranta o cinquanta fanti spagnuoli e trecento Indiani di Tascaltecal, i quali erano tutti carichi e n'avevano tolto molto argento, oro, vesti e altre cose. E poiché non se ne potevano scusare ne fussero puniti con la pena di renderci le nostre cose, e a questo modo, benché fussero degni di morte per aver uccisi tanti Cristiani, averei fatto pace con loro, poiché essi la dimandavano; altramente io procederei contra di loro con tutta quella crudeltà ch'io potessi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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