Questi signori di Coatincan e Guaxuta presero gli nunzii e fecero condurgli legati dinanzi a me, e subito in mia presenza confessarono quelle cose che erano venuti a dire per nome de' signori di Temistitan; nondimeno dissero d'esser venuti per andar là per poter esser mezzani, poiché erano diventati nostri amici, di componer le cose pacificamente tra me e li signori di Culua. Ma quei di Guaxuta e Coatincan affermavano il fatto non andar cosí, e che quei di Messico e di Temistitan ad ogni modo avevano deliberato di far guerra; nondimeno, benché cosí stesse la verità, finsi di credere alli nunzii, percioché io desideravo di tirar li signori della famosa città a pigliar l'amicizia nostra, conciosiaché da questo pendesse la pace e la guerra di tutte l'altre provincie che s'erano ribellate dalla Maestà Vostra. Comandai che fussero sciolti e feci lor sapere che non temessero, ch'io volevo che tornassero alla città di Temistitan, e li pregavo che dicessero alli signori della città ch'io non desideravo guerra con esso loro, benché n'avessi giusta cagione, e che saremmo amici come solevamo esser prima. E per poterli meglio indurre al servizio di Vostra Maestà, mandai a dir loro ch'io molto ben sapevo esser già morti coloro i quali erano stati cagione della guerra fatta contra di me, e che lasciassino andar le cose passate, e non volessero dare occasione che le lor provincie e città fussero distrutte, che io n'avevo dispiacere. Sciolti che furono, si partirono, promettendo di tornare a darmi risposta.
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