Erano in quella città certi Spagnuoli che non ardivano di venirmi a trovare, benché grandemente desiderassero di portarmi questa buona nuova; ma subito che un mio servidore, ch'io avevo lasciato quivi, intesi che alcuni voleano tentar di venire a trovarmi, feci fare un bando con gravissima pena, che niuno si partisse di quel luogo finché non avessero commissione da me. E il mio servitore, conoscendo che di niuna cosa io potevo aver maggior piacere che della venuta di quella nave e soccorso che ne conduceva, ancora che 'l viaggio non fusse sicuro, si partí di notte e venne alla città di Tessaico: e noi in vero ci maravigliammo grandemente come egli fusse potuto giugner là vivo, e di simil nuova ci rallegrammo sommamente, percioché avevamo grandissimo bisogno d'aiuto.
Il dí medesimo arrivarono nella città di Tessaico certi uomini da bene nunzii de' signori di Calco, e mi fecero intendere che, per essersi dati per vassalli a Vostra Maestà, tutti quegli di Messico e di Temistitan venivano contra di loro per distruggerli e uccidergli; e per questo avevano convocati tutti e i lor convicini e ordinato che stessero provisti, e pregavano me che io gli aiutassi in tal necessità, percioché pensavano, non gli aiutando io, di dover patir grandissimo danno. E liberamente confesso a Vostra Maestà, sí come altre volte nell'altra relazione le ho detto, che oltra le nostre fatiche e necessità il maggior mio carico e dolore era il non poter dar aiuto agli amici nostri, i quali, per essersi fatti sudditi di Vostra Maestà, erano gravissimamente molestati da' nostri nemici di Culua.
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