E quando la prima volta entrammo in questa città di Tessaico, trovammo negli oratorii e moschee della detta città i cuoi delli detti cinque cavalli, co' piedi e co' ferramenti, cuciti e sí bene acconci che non potria imaginar di far meglio; e per segno di vittoria e quegli e molte robbe e varie cose di Spagnuoli avevano offerto a' loro idoli, e trovammo il sangue de' compagni e fratelli nostri sparso e sacrificato in tutte quelle torri e moschee. Questa cosa ne fu di tanto dispiacere, che ci fu forza rinovare tutte le nostre fatiche e travagli. E gli uomini di quella terra e gli altri circonvicini, allora che li detti cristiani passarono de lí, finsero, come fanno i traditori, di ricevergli benignamente, accioché si dessero a credere d'esser sicuri, per poter essi usar verso di loro la maggior crudeltà che alcuno giamai usasse; percioché li sudetti cristiani, scendendo da una certa piaggia e camminando per un sentiero difficile, furono astretti a montar da' cavalli e menargli per le briglie, ed essendo cosí impacciati furono rinchiusi da' nemici da ogni banda in quel luogo difficile, dove s'erano posti in aguato. Di questi cinque alcuni n'uccisero e altri tennero prigioni, per condurgli alla città di Tessaico e sacrificargli e cavar loro il cuore dinanzi a' loro idoli. Noi crediamo che cosí avenisse, conciosiaché, passando di là il detto maggiore esecutore, certi Spagnuoli che andavano seco, in una casa d'una terra che è tra la città di Tessaico e quella terra dove furono uccisi e presi li predetti cristiani, in un muro biancheggiato trovarono scritte queste parole: "Qui fu preso lo sfortunato Giovanni Iusta". Era costui un gentiluomo dei sopradetti cinque a cavallo.
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