Pigliammo assai donne e fanciulli; tutti gli altri fuggendo scamparono. Io dimorai in quella terra due giorni, pensandomi che 'l signor di quella dovesse venire per rendersi suddito a Vostra Maestà; e non essendo venuto, nel partir mio ordinai che fusse dato fuoco alla terra. E prima che mi partissi de lí vennero da me certi d'un'altra terra che era piú avanti, nominata Iattepeque, e umilmente mi pregarono che io perdonassi loro i loro errori, poiché volevano esser vassalli di Vostra Maestà: e io gli ricevetti benignamente, essendo stati già castigati secondo che meritavano.
Dell'acquisto della città chiamata Coadinabaced, e come l'abbrucciorono. In che modo si scusassero i nemici perché cosí tardi si rendessero. Come gli Spagnuoli presero la miglior parte della bellissima città detta Sichimilco e dipoi, andati adosso a' nemici che s'erano ragunati in gran numero, gli fecero voltar le spalle; e il pericolo che scorse il Cortese.
Il medesimo giorno ch'io mi partii, giunsi dinanzi ad una certa terra fortissima nominata Coadinabaced, nella quale erano molti uomini da combattere; e la terra era molto forte, essendo circondata di monticelli e di spelonche di tanta profondità quanta saria l'altezza della statura di dieci uomini insieme, e a cavallo non vi si poteva andare se non da due luoghi, i quali allora non gli sapevamo, e per poter entrar da quei luoghi era necessità d'andare attorno per spazio di una lega e mezza. Potevamo anco entrar per ponti di legno, ma gli avevano levati via, ed erano posti in sí alto luogo e sicuro che, se fussimo stati dieci volte tanti, ci averiano stimati per niente; e quando ci approssimavamo, ne aventavano molte freccie, sassi e bastoni aguzzati.
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