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      Gli altri nostri sei a cavallo per sorte erano entrati in una strada larga e piana, ferendo i nemici, e lontano una lega e mezza da Sichimilco trovarono una schiera di soldati che venivano per soccorrer gli nemici, e, avendone feriti molti, gli misero in rotta.
      Noi, essendo già tutti ridotti insieme, circa a dieci ore di giorno ritornammo nella città di Sichimilco, dove ritrovai molti Spagnuoli che aspettavano il nostro ritorno per sapere quel che ne fusse avvenuto: e mi esposero che erano stati in grandissimo pericolo e avevano fatto ogni loro sforzo di cacciar via gli nemici, de' quali n'aveano ucciso grandissimo numero; e mi donarono due spade che i nostri l'avevano tolte agl'Indiani, dicendomi che li balestrieri non aveano piú saette, né gli schioppettieri piú polvere. E stando cosí, prima che smontassimo da cavallo, sopravenne un grandissimo squadrone di nemici per una strada larga mattonata, con grandissime grida. Noi subito andammo loro adosso, ed essendo il lago dalle due bande della strada, essi vi si gettarono dentro, e a quel modo gli rompemmo: e cosí, ridotti insieme li soldati, essendo noi molto stanchi, ce ne ritornammo nella città, e comandai che tutta fusse abbrucciata, salvo l'albergo dove noi alloggiavamo. Stemmo tre dí in questa città, né passammo giorno alcuno senza combattere; finalmente, lasciandola arsa e distrutta, ne partimmo. E veramente ella era bella, essendovi molte case e torri dedicate a' loro idoli, fatte di pietre quadrate; ma, per non esser piú lungo, lascio molte cose maravigliose che erano in questa città.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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