Ed essendo, come ho detto, l'opinion mia d'andare attorno tutto 'l lago, per vedere e conoscer meglio il sito della provincia e anco per dar aiuto agli Indiani amici nostri, non volsi dimorare in Tacuba. Quando gli abitatori di Temistitan, che gli è vicina (percioché tanto si estende la città che arriva insino alla terra ferma della detta città di Tacuba), viddero che noi andavamo piú oltra, crebbe loro l'animo, e con grandissima allegrezza cominciarono ad assalire le nostre bagaglie; ed essendo noi a cavallo, e molto bene in ordinanza, e nella pianura, senza nostro disaggio facevamo gran danni a' nemici. E correndo or là or qua, io ero alle volte seguitato da certi giovani miei intrinsechi famigliari, e una volta fra l'altre due di loro non mi seguitarono, ma andarono in luogo dove furono presi da' nemici. Per la qual cosa ci pensammo che gli dovessero punire grandissimamente, come sogliono fare, e Iddio mi è testimonio quanto dolore io n'avessi, sí perché erano cristiani, sí anco perché erano valent'uomini, e in questa guerra avevano molto ben servito alla Maestà Vostra. Essendo noi usciti di questa città, cominciammo a seguitare il nostro viaggio per l'altre terre circonvicine, e, appressandoci alla moltitudine, ivi conobbi gli Indiani aver fatti prigioni quei miei giovani. Io per vendicar la lor morte, e perché anco gli nemici ne perseguitavano con le maggior grida che si possano dire, con venti a cavallo andai a pormi in aguato dopo certe case. Gli Indiani, vedendo gli altri dieci a cavallo con le bagaglie e il resto delle genti andare avanti, sempre gli seguitavano per una strada che era larga e piana, senza sospettar di cosa alcuna.
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