E avendo veduto già esserne passati alcuni, diedi il segno chiamando il nome di san Giacomo e gli assaltammo vigorosamente, e prima che ne conducessero alli fossi, che erano vicini, avevamo uccisi di loro piú di cento, e de' principali e valorosi: e non ne volsero seguitar piú oltra.
Quel giorno andammo a riposarci alla città di Coatincan, tutti stanchi e bagnati, essendo piovuto assai: e già l'ora era tarda, e trovammo la città vota d'abitatori. Il giorno seguente ricominciammo a seguitare il nostro viaggio, sempre combattendo con qualcheduno degli Indiani che gridando ne venivano ad assaltare. La sera andammo ad alloggiare ad una certa terra nominata Gilotepeque, e la trovammo tutta disabitata. E l'altro giorno a dodeci ore del dí arrivammo alla città d'Aculman, che è sottoposta al signore di Tessaico, dove ci riposammo quella notte; e fummo molto ben ricevuti dalli Spagnuoli, e si rallegrarono grandissimamente della nostra ritornata, percioché dopo la partita mia da loro non n'avevano avuto mai nuova alcuna insino a quel giorno che noi arrivammo, ed erano stati con molti sospetti nella città, avendo i cittadini ogni giorno fatto loro intendere che quei di Messico e di Temistitan erano per far guerra contra d'essi, mentre io andavo vedendo quei luoghi. E cosí fu deliberato in quel giorno (il che fu cosa maravigliosa), nel quale la Maestà Vostra acquistò grandissima utilità, per molte ragioni che poi racconteremo.
Come gli Spagnuoli ch'erano in Tepiaca ebbero aviso e lettere dalli Spagnuoli ch'abitavano Chinanta, le qual lettere quel governatore mandò al Cortese.
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