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      In quel tempo, Signor potentissimo e invitissimo, ch'io dimoravo nella città di Temistitan, dal principio che arrivai là, come nella prima relazione ho narrato alla Maestà Vostra, in due o tre provincie assegnate a questo si facevano per nome di Vostra Maestà certe case per abitazioni de' lavoratori, e altre cose simili a quelle che si costuma di fare nella patria. Ad una di quelle, che è nominata Chinanta, mandai due Spagnuoli, la qual provincia non è sottoposta a Culua. E nell'altre che gli erano suddite, nel tempo che io ero assediato nella città di Temistitan, avevano uccisi quegli Spagnuoli che dimoravano in quei luoghi, e fecero preda di tutte le lor cose che ivi si trovavano, le quali, avendo riguardo al luogo, erano di gran momento. E delli Spagnuoli che erano rimasti a Chinanta passò un anno prima ch'io n'udissi nuova alcuna, percioché, essendosi ribellate tutte quelle provincie, essi non potevano aver novella di noi, né noi di loro. Questi abitatori di Chinanta, essendo vassalli di Vostra Maestà e nemici di quei di Culua, fecero intendere alli predetti cristiani che per niun conto si partissero dalla lor provincia, perché quei di Culua ne avevano combattuti grandemente, e pensavano che di noi fussero rimasti pochi o nessuno. E cosí li detti Spagnuoli si fermarono in quella provincia, e fecero capo uno di loro, che era giovane e bellicoso; e fra questo mezzo insieme con essi assaltava gli nemici, e il piú delle volte esso e gli abitatori di Chinanta avevano vittoria.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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