E sapendo io il giorno che s'approssimavano, andai loro incontra con grandissima allegrezza; ed essi venivano tanto allegri e ordinati che non si potrebbe dir meglio, e secondo che ci fu detto da' capitani erano piú di cinquantamila combattenti, i quali furono ricevuti da noi benignamente e bene alloggiati.
L'ordinanza che fece il Cortese della fanteria e cavalleria; i capitani e le genti loro assegnate per guardia di tre città, cioè Tacuba, Culoacan e Iztapalapa; dove di passo in passo alloggiarono le genti. Come un capitano messe in rotta i nemici, tolse l'acqua che entrava nella città di Temistitan. Come fecero acconciar le strade, ponti e fossati ch'erano intorno il lago,
e ogni giorno facevano battaglie e scaramuccie co' nemici.
Il secondo giorno dopo Pasqua comandai che tutta la fanteria e cavalleria si ritrovasse nella piazza di questa città, per metterla in ordinanza e assegnare a' capitani quel numero di gente che dovevano menare alla guardia di tre città, le quali era necessario di guardare, essendo elle attorno la città di Temistitan. E d'una delle guardie feci capitano Pietro d'Alvarado, assegnandogli trenta cavalieri, diciotto tra balestrieri e schioppettieri e cinquanta fanti con le spade e rotelle, e piú di venticinquemilla uomini da combattere di quei di Tascaltecal, i quali dovevano porre il campo nella città di Tacuba. Alla seconda guardia diedi per capitano Cristoforo Dolid, al quale assegnai trentatre a cavallo, diciotto fra balestrieri e schioppettieri e centosettanta fanti armati a spada e rotella, e piú di ventimila uomini indiani amici nostri: e questi dovevano mettere il lor campo alla città di Cuioacan.
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