Il giorno seguente, dopo la festa del Corpo di Cristo, all'alba comandai a Consalvo di Sandoval, esecutor maggiore, che uscisse della città di Tessaico con le sue genti verso Iztapalapa: e intorno a mezzodí arrivarono là, che era lontana per spazio di sei leghe, e cominciarono ad abbrucciarla e a combatter con gli abitatori, li quali, vedendo la potenza che aveva il detto esecutore maggiore, percioché aveva piú di quarantamila uomini indiani amici nostri, si ritirarono all'acqua e montarono su le canoe. L'esecutore maggiore, con tutte le sue genti che menava, entrò nella detta città, e quivi dimorò tutto quel giorno, aspettando il successo della mia impresa. Avendo io licenziato l'esecutor maggiore, subito montai sui bregantini e n'andammo a vele e remi; e quando egli combatteva e abbrucciava la città d'Iztapalapa, arrivammo in vista d'un colle alto e forte che è presso alla città d'Iztapalapa, ed è tutto in acqua e fortissimo, sopra 'l quale stava grandissima moltitudine d'uomini e delle terre circonvicine e degli abitatori di Temistitan, avendo essi molto ben compreso che mi sarei messo prima a combatter Iztapalapa. Eransi fermi su questo colle per difendersi da noi e per offenderci se potessero, e vedendoci arrivar là cominciarono a gridare e far fumi, accioché tutte le città poste nel lago, vedendogli, intendessero e stessero apparecchiate. E benché la mia opinione fusse d'andare a combatter quella parte della città d'Iztapalapa che è appresso al lago, nondimeno assalimmo quegli che erano nel detto colle, e smontai con centocinquanta uomini: e se ben era erto e alto, pur cominciammo a salirvi con gran difficoltà, e per forza pigliammo gli argini che avevano fatti per lor difesa, e cosí entrammo, di modo che niun di loro scampò, se non le donne e i fanciulli.
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