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      Parrà alla Maestà Vostra, andando noi a pigliare li detti ponti e argini con tanti pericoli, che fussimo negligenti in lasciargli e non tenergli, poiché gli avevamo con tanta fatica acquistati, per non trovarsi, volendogli di nuovo ripigliare, ogni giorno in simili pericoli, i quali certamente erano grandissimi. E senza dubbio alcuno cosí parrà a ciascuno che ne sia lontano; nondimeno sappia la sacra Vostra Maestà che in niun modo si poteva fare, percioché a mandar ciò ad effetto eravamo astretti a fare l'una delle due cose, overo porre il campo in quella piazza e circuito delle torri degl'idoli, overamente metter gente a guardare di notte li ponti; ma in ciascuno erano grandissimi pericoli e le forze non ci bastavano. Se facevamo il campo dentro nella città, ogni notte e ogni ora, essendo gli nemici di numero infinito e noi molto pochi, si sarebbe gridato mille volte all'arme e averiano combattuto con noi, e le fatiche sarebbero state intollerabili; e d'ogni banda ci averebbero potuto piú facilmente assaltare, perché il tenere di notte guardati li ponti era quasi una cosa impossibile il poterla fare, percioché gli Spagnuoli la sera erano sí stanchi dal combattimento del giorno che in niun modo si potevano mettere a guardarli: e perciò eravamo astretti di nuovo pigliargli ogni giorno che entravamo nella città.
      E avendo quel giorno medesimamente consumato il tempo in prendere e riempiere quei ponti, non avemmo agio di far altro, se non che in una contrada che va insino alla città di Tacuba furono presi duo altri ponti e ripieni, e abbrucciate molte e grandi e belle case di quella contrada.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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