Feci intendere al tesoriero e al contatore di Vostra Maestà che entrassero con settanta fanti e quindeci o ventimila Indiani amici nostri, e per retroguarda tenessero sette over otto a cavallo, e quanti ponti e argini pigliassero, subito gli riempissero, menando seco dieci uomini con zappe e altri Indiani amici nostri, che ci erano di grande aiuto a riempire li ponti. L'altre due contrade vanno alla piazza dalla contrada di Tacuba, e sono piú strette, di strade piú spesse e di canali pieni d'acqua: per la piú larga di quelle comandai che andassero due capitani, con ottanta fanti e con piú di diecimila Indiani amici nostri. Nella bocca della contrada di Tacuba lasciai due gran pezzi d'artegliaria, e alla guardia vi posi dieci cavalieri. Ma io con otto cavalli e con cento fanti, tra' quali erano piú di venticinque tra balestrieri e schioppettieri, e con un numero infinito d'Indiani amici nostri, seguitai il mio viaggio per entrare quanto piú avanti potevo in una altra contrada stretta; e nella bocca di quella ordinai che stessero li cavalli, e comandai che per niun conto procedessero piú oltre o mi seguitassero, se prima io nol comandassi loro. E smontato da cavallo a piedi arrivai ad un argine, che avevano fatto dinanzi ad un certo ponte, e con un picciol pezzo d'artegliaria da campo e con balestrieri e schioppettieri avendolo pigliato, procedemmo avanti per quella strada mattonata già guasta in due o tre luoghi; e oltra che in quei tre luoghi combattevamo co' cittadini, era sí grande il numero degli Indiani amici nostri che salivano sopra le terrazze, che ci pareva che non ci potesse esser fatto danno alcuno, e con essi pigliammo quei due ponti, l'argine e la contrada.
| |
Vostra Maestà Indiani Indiani Tacuba Indiani Tacuba Indiani Indiani
|