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      Gli Spagnuoli e i nostri Indiani gli seguitarono per la medesima contrada senza indugio alcuno, e io rimasi con forse venti Spagnuoli in una certa casa vicina posta in isola, vedendo certi nostri Indiani mescolati co' nemici, che alle volte gli sforzavano a ritirarsi, di maniera che si gettavano in acqua, e confidando nel nostro soccorso vigorosamente andavano loro adosso. Oltra di ciò guardavamo che per certe vie attraverso gli cittadini non assalissero di dietro gli Spagnuoli, che erano andati avanti in quella contrada; i quali in quel punto mandarono a dire che essi avevano occupato una gran parte della città, e non esser lontani dalla detta piazza del palazzo, e ad ogni modo avere determinato di proceder piú avanti, essendo quei del campo dell'esecutor maggiore e di Pietro d'Alvarado venuti a battaglia co' nemici. Io mandai a dir loro che in niun modo si movessero se prima li ponti non erano bene ripieni, accioché, se per ventura fussero astretti a ritirarsi, l'acqua non gli impedisse, conoscendosi che in questo consisteva tutto il pericolo; ed essi mi mandarono a dire che tutto passava con buon ordine, e ch'io andassi là, che co' proprii occhi vederei esser cosí. Io, sospettando che non s'ingannassero e non tenessero cura di riempire i ponti, andai là e trovai che avevano passata una parte guasta d'una strada di larghezza di dieci o dodeci passi, e l'acqua montava a tanta altezza quanta saria di due stature d'uomo, e quando passarono v'avevano gettati legni e canne; e passando essi a poco a poco e con gran desiderio, il legname non era andato a fondo, ed essi, per il piacer della vittoria che ottenevano, erano tanti allegri che pensavano quei legnami dovere star fermi e durar lungo tempo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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