Le qual cose tutte gli Spagnuoli del campo di Pietro d'Alvarado potevano molto ben vedere dal luogo dove combattevano, e vedendo essi li corpi bianchi, conobbero che erano cristiani, di che ebbero grandissimo dispiacere, e sbigottiti se ne tornarono al campo.
Dipoi otto dí, e quel giorno e il seguente gli nemici con corni e timpani mostravano grandissima allegrezza, di modo che pareva che rovinasse la città, e aprirono tutti li canali e li ponti, nelli quali scorreva l'acqua come da prima, e vennero a tale che ponevano i fuochi e le lor guardie lontane due tiri di balestra dai nostri campi. Ed essendo tutti rotti, feriti e disarmati, avevamo di bisogno di ricreazione e di riposo. Con questa occasione gli abitatori della città ebbero spazio di mandare ambasciadori a diverse provincie suddite loro a dar nuova dell'avuta vittoria, e d'aver uccisi molti cristiani, e d'avere speranza di tosto mandarci del tutto in rovina, e che per niun modo pigliassero amicizia con esso noi. E accioché fusse prestato lor fede, menavano intorno due cavalli e portavano alcune teste de' cristiani, le quali mostravano in quei luoghi che a lor pareva a proposito: il che fu di grandissimo momento a far piú ostinati che prima coloro che s'erano ribellati.
Come il Cortese, cosí richiesto, diede soccorso a quei di Quernaquacar, e l'ordine che diede al capitano che vi mandò, e vittoria ch'egli ebbe. La mirabil fazione che fece il signor Chichimicatecle in uno assalto che diede alla città di Temistitan.
De lí a due giorni, dopo la rotta, la quale già era nota e n'era sparsa la fama per tutti quei luoghi circonvicini, gli abitatori d'una terra nominata Quernaquacar, che era suddita alla città di Temistitan, e s'erano fatti nostri amici, vennero nel nostro campo e mi fecero a sapere che quei della terra di Marinalco, vicini, facevano grandissimi danni e guastavano la lor provincia, e allora si volevano unire con gli abitatori della provincia di Guisco, la quale è grandissima, e avevano fatto deliberazione d'andare ad assaltargli e uccidergli, per essersi fatti sudditi di Vostra Maestà e per aver presa l'amicizia nostra.
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