Questo signore dopo questa rotta, vedendo che gli Spagnuoli non andavano ad affrontar gli nemici come solevano prima fare, deliberò accompagnato da' suoi entrar nella città e combatterla, lasciando quattrocento arcieri de' suoi appresso un certo ponte levato assai pericoloso, il quale egli aveva tolto a quei della città, il che non aveniva mai senza nostro aiuto. Egli andò accompagnato da' suoi, che mettevano gridi grandissimi, nominando la lor provincia e il lor signore. Quel giorno fu aspramente combattuto, e da ogni banda ne rimasero molti feriti e uccisi. E quei della città credevano fermamente avergli chiusi in una gabbia, percioché, essendo essi gente di tal natura che, mentre i lor nemici si ritirano, benché non siano vittoriosi, perseguitano con animo ostinatissimo, nel passar dell'acqua, dove suol esser evidente e certo pericolo, pensarono di dover vendicar le loro ingiurie. E perciò Chichimecatecle aveva lasciati al passo dell'acqua li detti quattrocento arcieri, e venendo a ritirarsi, gli nemici andaron loro adosso con grandissimo impeto, e le genti di Tascaltecal si gettarono in acqua e con l'aiuto degli arcieri passarono. E gli nemici, vedendo che facevano resistenza, si fermarono e maravigliaronsi grandemente dell'ardire di Chichimecatecle.
Come il Cortese mandò l'esecutor maggiore in soccorso a quelli di Matalcingo, e la vittoria ch'egli ebbe. Come li signori di Matalcingo, Marinalta e Guiscon vennero ad offerirsi.
Due giorni dopo la tornata degli Spagnuoli che erano andati alla guerra di Marinalco, sí come la Maestà Vostra ha potuto intendere ne' precedenti capitoli, vennero nel nostro campo dieci Indiani d'Otumia (e gli Otumiesi erano scritti schiavi de' signori di Temistitan e, come ho detto, s'erano fatti sudditi della Maestà Vostra, e ogni dí ci davano aiuto combattendo co' nostri nemici), e mi fecero a sapere come li signori della provincia di Matalcingo, i quali confinano con essi, facendo lor guerra, e avevano abbrucciato una certa terra e menati prigioni alcuni di loro, e quanto potevano gli mettevano in rovina, con animo d'assalire i nostri campi, accioché quei della città uscissero fuori e ne distruggessero del tutto.
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