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      E da quel giorno innanzi riempiemmo quella via dove scorreva l'acqua e per la quale s'andava in piazza, di maniera che dipoi gl'Indiani non la poterono mai piú votare, e poscia a poco a poco cominciammo a gettare a terra le case e a riparar dall'acqua que' luoghi che pigliavamo. Ed essendo i nostri centocinquantamila uomini combattenti, in quel giorno si distrussero molte case, e poi si ritirammo al campo; e i brigantini con le canoe de' nostri amici fecero gran danno alla città, e ancor loro si ritirarono per riposarsi.
      Il dí seguente entrammo nella città col medesimo ordine, e, arrivato a quel circuito e portici colonnati dove sono le torri de' loro idoli, comandai a capitani che non dovessero far altro se non riempire li canali delle contrade, nelle quali scorreva l'acqua, e acconciassero alcuni cattivi passi che avevamo presi; e che gl'Indiani amici nostri, abbrucciate le case, le gettassero a terra, e gli altri andassero a combatter contra gli nemici ne' luoghi soliti, e li cavaleri tutti tenessero guardato che non ci assaltassero di dietro. Io dipoi montai sopra una delle piú alte torri degl'idoli, che, essendo molto ben conosciuto dagl'Indiani, sapea d'apportar loro gran dispiacere con la mia salita, facendo io da quella torre animo agli amici, ordinando che ci dessero soccorso quando la necessità lo richiedeva, percioché, combattendosi di continuo, alle volte si ritiravano gli nemici e alle volte i nostri, i quali subito erano sollevati da quattro da cavallo, che facevano lor animo che andassero adosso agli nemici.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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