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      E gli amici nostri quella sera godettero d'una cena sontuosa fatta di carne de' corpi de' nemici, di quegli dico che erano li primarii piú gagliardi e piú valorosi, percioché raccolsero i corpi morti e gli portarono in pezzi per mangiarli a cena.
      Sí grande fu la maraviglia che presero, quando si viddero in un subito rotti, che non parlarono né gridarono in tutta quella notte, e cominciarono a non aver ardir di comparire nelle contrade, né anco nelle terrazze, se non quando vedevano manifestamente esser sicuri. E venendo la notte e partendoci, si vidde che gli abitatori della città mandarono certi loro schiavi a veder se ci partivamo: e quando cominciarono a comparire in una contrada, dieci o dodeci cavalieri gli assaltarono, e perseguitandogli fecero di modo che niuno scampò. Gli nemici per questa nostra vittoria entrarono in tanta paura che non ebbero mai ardir, durando questa guerra, di venire nella piazza quando ci partivamo, benché in essa non vi fussero altri che un solo a cavallo, né ebbero ardimento di perseguitar piú alcuno Indiano o fante de' nostri, pensandosi che di nuovo gli avessimo poste insidie: e in vero che li fatti di quel giorno, e medesimamente la vittoria che Iddio ne concesse, furono potentissima cagione che prendemmo la città molto piú tosto, percioché i cittadini furono soprapresi da grandissima paura, e agli amici nostri crebbe l'ardire.
      E cosí ci ritornammo al campo, con ferma opinione di sollecitar di finir questa guerra e non tralasciar giorno alcuno di entrar nella città, fin tanto che se ne venisse a fine.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Indiano Iddio