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      Questo luogo era stato ordinato da loro per mettervi, quando si facevano feste e giuochi publici, coloro che rappresentavano li giuochi, accioché tutte quelle persone che erano nel palazzo e da basso e ne' portici potessero vedere quel che s'appresentava. Qui essendo stata condotta la predetta machina, consumarono tre o quattro giorni prima che l'allogassero, e gl'Indiani amici nostri minacciavano i cittadini, dicendo che con quella tutti avevano da esser uccisi: e benché ciò non fusse d'alcuno giovamento, nondimeno assai era la paura che li nostri Indiani facevano agli nemici, pensandosi che s'arrendessero. Ma non seguí però né l'uno né l'altro, percioché i legnaiuoli non finirono la machina, e li cittadini, avegna che temessero grandemente, non mostrarono però segno alcuno di darsi a patto. E noi dissimulammo il difetto della machina, dicendo che eravamo mossi a compassione, che a fatto non fussero tutti uccisi.
      Il giorno seguente, poiché fu quivi posta la machina, ritornammo nella città, ed essendo già passati tre o quattro dí che non l'avevamo combattuta, trovammo le strade donde passavamo piene di donne e di fanciulli e d'altre miserabili persone che morivano di fame, e uscivano fuori deboli e mezzi morti, il che era la piú miserabil cosa da vedere che si potesse trovare in tutto l'universo mondo. Io comandai a' nostri amici che in modo alcuno non facessero loro danno, ma niuno però veniva fuori atto a combattere, il quale meritasse d'esser offeso: ben gli vedevamo nelle loggie con le loro vesti solamente e senza arme; e tutto quel giorno sollecitai che fussero confortati alla pace, ma le lor risposte erano finte, e cosí la maggior parte del giorno ne tennero in longhezza.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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