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      Come, dicendo i nemici al Cortese che 'l signore verrà a parlargli, ei gli fece apparecchiare un letto da seder basso e da mangiare; e come vennero due altre volte, ma il signore non volse venire, e per che cagione, e ciò che li rispose il Cortese.
     
      Avendo noi condotti gli nemici all'estremo, come dalle cose precedenti si può comprendere, io per rimuovergli dal lor cattivo proponimento, essendo l'animo loro di morire, parlai con uno de' lor primarii che io avevo prigione, e prima due o tre dí l'avea anco tenuto il zio di don Ferdinando, signor di Tessaico, mentre si combatté nella detta città; e benché egli fusse ferito, lo dimandai se voleva ritornar dentro in Temistitan. Ei mi rispose di sí, onde il giorno seguente, essendo noi entrati nella città, lo mandai con alcuni de' nemici, che l'appresentarono a' cittadini: e già io gli avevo parlato diffusamente, che col signore e co' principali della città ragionasse del venire alla pace, ed egli in ciò promise di fare ogni cosa a lui possibile. Li cittadini lo ricevettero con grandissima riverenza, come uno de' primarii, ma, subito che lo condussero alla presenza di Guautimucin e che cominciò a parlar della pace, detto signor comandò che allora allora fusse ucciso e sacrificato. E la risposta che ne diedero fu che vennero con altissimi gridi a dire che volevano morire, e cominciarono ad aventar saette, bastoni aguzzati e sassi contra di noi e a combattere aspramente, sí che n'uccisero un cavallo con un dardo, che essi aveano fatto d'una spada la qual ci aveano tolta; ma alla fine costò lor caro, percioché furono uccisi molti di loro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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