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      E cosí ne ritornammo nel nostro campo.
      Il giorno vegnente ritornammo nella città, e gli nemici erano venuti a tale, che una infinita moltitudine d'Indiani amici nostri aveano ardimento d'alloggiar la notte nella città; ed essendo noi venuti in faccia de' nemici, non volemmo combattere con loro, ma solamente andammo per la città indugiando, percioché aspettavamo che d'ora in ora e di momento in momento dovessero venire a noi pacificamente. E per indurgli all'accordo cavalcando me n'andai ad un certo argine molto forte, e quivi chiamai alcuni de' primarii de' quali io avevo conoscenza, che stavano ascosi dopo l'argine, e dissi loro, poiché già si poteano veder rotti, e che se io volevo in un'ora potevo fargli uccider tutti, sí che non ne sarebbe rimaso vivo alcuno, per qual cagione Guautimucin lor signore non veniva a parlarmi, che in vero io gli promettevo di non gli far danno alcuno, se egli insieme con essi voleano pacificamente portarsi meco, e sariano ricevuti e trattati da me amorevolmente. E molte altre cose parlai con loro, per le quali gli mossi a compassione, e piangendo mi risposero di conoscer molto bene il lor errore e rovina, e di voler anco andar a parlare al lor signore, e che tosto ritorneriano con la risposta, richiedendomi che non mi dovesse partir de lí. Essi, essendosi partiti, non molto indugiarono a ritornare, dicendomi che per esser l'ora tarda il lor signore non era venuto; nondimeno pensavano che senza dubbio il dí seguente sul mezzodí saria venuto a parlar meco nella piazza del palazzo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Indiani Guautimucin