Ma, essendo noi pochi e divisi in tre o quattro parti, vi era qualche contradizione, che io non dovessi cavar piú soldati di questo luogo. Parte per aiutar gli amici nostri, e parte perché dopo la espugnazione di Temistitan erano giunte certe navi, che avevano condotti alcuni cavalieri, ordinai che si mettessero in ordine venticinque a cavallo e centocinquanta fanti, e con loro un capitano, che andassero al detto fiume.
Quando spedivo il sopranominato capitano, vennero lettere dalla città della Vera Croce, che narravano esser giunta una nave al porto della detta città, nella quale era venuto Cristoforo da Tapia, riveditor delle fabriche dell'isola Spagnuola. Dal quale ebbi lettere il giorno seguente, dove m'avisava della sua venuta in queste parti non essere stata per altra cagione che per pigliar il governo d'esse per nome della Maestà Vostra; e di questo egli aveva le sue reali commissioni, la copia delle quali non voleva dare in luogo alcuno, finché non parlavamo insieme: il che egli averia voluto far subito, ma, per aver li cavalli battuti dal mare, non si era posto in viaggio; ben mi pregava ch'io mettessi ordine come ci potessimo trovar insieme, o venendo egli qua, o andando io là alla marina. Ricevute le lettere, incontinente gli diedi risposta, dicendogli ch'io grandemente mi rallegravo della sua venuta, e che niuno poteva venire di commissione di Vostra Maestà al governo di queste provincie del quale io n'avessi maggior allegrezza, parte per la conoscenza che era stata tra noi, parte per la pratica e vicinanza che avevamo avuta insieme nell'isola Spagnuola.
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