Io caminai a giornate per insin ch'arrivai al porto, né vi fu in parte alcuna da contrastar con loro, anzi gli abitatori de' luoghi per dove io marciava mi venivano a chieder perdono del loro eccesso e ad offerirsi al servizio di Vostra Altezza.
Arrivato a quel porto e fiume, alloggiai in una terra discosto dal mare cinque leghe chiamata Chila, disabitata e abbrucciata, perché quivi era stata la rotta del capitano e della gente di Francesco de Garai. Io mandai in quella messi di là dal fiume e per tutte le palude abitate da gran popoli, facendogli intendere che non avessero paura d'esser danneggiati da me per causa del passato, perch'io sapevo che s'erano rivoltati contra quelli nostri per esser stati mal trattati da loro, onde loro non ne avevano colpa; né mai volsero passar da me, anzi trattarono malamente i messi e n'uccisero ancor qualcheduno, e per esser l'acqua dolce di che ci fornivamo di là dal fiume, si mettevano colà in arme e assaltavano i nostri che andavano a pigliarla. Cosí stetti io piú di quindeci giorni, credendo di poter tirargli a noi per amore, e che, vedendo come quelli che s'erano riconciliati erano ben trattati, essi ancora si riconcilierebbono, ma loro si confidavano tanto nel forte de' paludi ov'erano, che non se ne mossero mai. Vedendo che nulla mi giovava operar per amore, cominciai a cercar rimedio e, prese dell'altre canoe, che è una sorte di barche d'un pezzo, con alcune che vi avevamo avute da principio, cominciai con esse una notte a passar il fiume, tragettando cavalli e gente, de' quali nel far del giorno io tenevo già copia, senza essere stato sentito, su l'altra riva.
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Vostra Altezza Chila Francesco Garai
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