Cosí me n'andai due o tre dí senza ritrovar gente, ancorché passassimo di molti luoghi abitati, e perché pativamo per necessità di vettovaglie, non avendo avuto fra tutti in questo tempo cinquanta libre di pane, ritornammo al campo, dove trovai star bene e senza aver avuto contrasto la gente ch'io vi avevo lasciata. Parendomi subito che tutta la gente paesana si stava dalla banda della palude ch'io tutti avevo potuto passare, vi feci tragettar una notte fanti e cavalli con le canoe, ch'è una sorte di barche di un pezzo, con ordine ch'andassero uomini con balestre e schiopetti lungo la palude e il resto per terra. Assalirono in questo modo un gran luogo abitato e, per esser colto alla sproveduta, vi ammazzarono molti; per il qual assalto loro s'impaurirono tanto, in veder che essendo circondati dall'acqua gli avevamo assaltati senza esser sentiti, che subito vennero a pace, e in poco men di venti giorni fecero il medesimo tutti gli altri del paese, e offerironsi per vassalli di Vostra Maestà.
Come il Cortese edificò una terra e chiamolla San Stefano del Porto. Come si ruppe un navilio carico di munizioni. Della spesa che fece il Cortese in questa andata.
Poi che si fu posta pace in tal paese, mandai persone che lo vedessero e riconoscessero ben per tutto, dandomi riporto appresso delle terre e popoli che v'erano. Il qual datomi, elessi il luogo che miglior mi parve e vi fondai una terra, chiamandola San Stefano del Porto, assegnando a nome della Maestà Vostra que' luoghi abitati da mantenersi a coloro che vi volsero restar abitatori; e, fattivi reggenti e capi di giustizia, vi lasciai un mio luogotenente d'un capitano.
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