Le quali operarono tanto che lo scrivano, tornato con la risposta al capitan Grisalva, l'informò di quanto il luogotenente gli aveva detto, inducendo il capitano ad ubidirlo, poiché egli era chiaro quelli esser sopra la giustizia in quella provincia; e sapeva esso capitano che insino allora non s'erano mostrate patenti né provisioni reali da parte dell'adelantado Francesco di Garai né da parte sua, a che il luogotenente e abitatori della terra di S. Stefano avessero ad offerirsi, e ch'era cosa assai brutta lo star di quella maniera come corsali in stato della Maestà Vostra. Mosso da queste ragioni, il Grisalva con gli altri padroni e capitani di nave, ubidirono al luogotenente e vennono su pel fiume innanti, dove sogliono sorgere gli altri navili; i quali entrati nel porto, il luogotenente fece prender Giovan di Grisalva per la disubidienza passata. La quale prigionia saputasi dal mio capo di giustizia maggiore, gli mandò l'altro giorno comandamento che fusse liberato e favoreggiato, con tutti gli altri venuti in que' navili, senza toccare alcuna lor cosa: e cosí fu fatto.
Delle lettere e andata del capo maggior di giustizia a Francesco di Garai, il qual, viste le patenti e provisioni del Cortese, con la cedola mandatali dalla cesarea Maestà, disse ch'egli era apparecchiato di adempire; e quello richiese al detto capo, il che tutto fu fatto.
Delle lettere che 'l detto Francesco scrisse al Cortese, e come andò a trovarlo;
il grande accetto fattoli e il parentado che conclusero.
Scrisse medesimamente esso capo maggior di giustizia a Francesco di Garai, il qual era lontano di là dieci o dodeci leghe in un altro porto, facendoli sapere come io non potevo andar ad abboccarmi con lui, e ch'io mandavo esso capo con mia procura di pigliar con lui ordine sopra di quel che fusse da fare, e accioché si mostrassero le spedizioni d'una parte e l'altra e si ponesse conclusione in ciò che Vostra Maestà fusse meglio servita.
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