E volle Dio, che cura e curò sempre a proveder al maggior bisogno, che tra nativi d'una provincia chiamata Tachco se ne scoperse certi piccioli pezzi, in foggia di monete assai sottili, e, seguitando d'investigare, io ritrovai che in quella provincia e anco in altre vi si spendeva per moneta, e con procedere piú innanzi seppi al fine ch'ei si cavava in tal provincia di Tachco, posta lontana da questa città ventisei leghe. E sapute le minere, incontinente io mandai là ferramenti e Spagnuoli, che me ne portarono la mostra, e da quell'in poi ordinai in modo che me n'han cavato quel che mi è bisognato, e se ne caverà piú, secondo il bisogno, benché con assai fatica. Cercandosi ancor di questi metalli, si scoperse una vena di ferro assai grande, secondo m'informarono quei che dicono di conoscerla. Lo qual stagno scoperto, io ho fatto e faccio ogni dí qualche artegliaria.
Li pezzi che a quest'ora sono finiti sono cinque: due mezze colubrine e due alquanto minori di misura e un cannone, e due sagri ch'io portai quando venni in queste bande, e un'altra mezza colubrina ch'io comperai de' beni dell'adelantado Giovan Ponce di Leon. De' navili venuti in qua io ho, tra tutte l'artegliarie di metallo picciole e grandi maggiori de' falconetti, trentacinque pezzi, e di ferro colato, tra bombarde e passavolanti e altri tiri, sino a settanta pezzi: sí che oggimai, laudato ne sia Dio, ci potremo difendere. E non manco ci ha provisto Dio per la munizione, avendo noi trovato tanto e sí buono salnitro che ne potremo fare provisione per altre necessità, caso che noi avessimo le caldaie da cuocerlo, ancorché assai se ne dispensa di qua nelle molte imprese che si fanno.
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