E perché i ministri di Vostra Maestà, con tutto che costi loro come per avergli spesi ella ne sia stato molto ben servita, non me l'accettano ne' conti, con dire che non hanno commissione di questo, io la supplico a comandare che, apparendo ch'eglino sieno stati bene spesi, mi sieno accettati, e mi sieno pagati altri cinquanta e tanti mila ducati d'oro che io ho speso della mia facultà e ch'io ho tolti in prestito dagli amici, perché, se non mi fussero pagati, non potrei satisfar a coloro che me gli hanno prestati e resterei in grande necessità. Il che non penso io che sia permesso da Vostra Maestà, ma piú tosto che, oltre a far pagarmeli, ella ha da commettere che mi si faccino di molte e grandi grazie, che, oltre all'esser lei tanto catolico prencipe e cristiano, i miei servizii quanto a loro non ne sono indegni, e il lor frutto dà di ciò testimonio.
Come, essendo state tolte le cose che 'l Cortese mandava all'imperatore, ei procurerà di mandargliene di piú preziose, e di quelle che ora li manda, tra le quali vi è una colubrina d'argento, e dell'oro delle sue entrate ducati sessantamila. De' sinistri portamenti di Diego Velasco.
Ho saputo da' sudetti ministri e da altre persone venute in compagnia loro, e per lettere ricevute da cotesti regni, che le cose ch'io mandai alla Maestà Vostra per Antonio di Quignones e per Alfonso d'Avila, partiti di qua procuratori di questa Nuova Spagna, non se le presentorno, perché furon pigliate da' Francesi, per la mala provisione che mandorno quei della casa de' traffichi di Siviglia, per accompagnarli fin dall'isola degli Astori.
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