E benché per il gran pregio e novità di tai cose io desiderasse che Vostra Maestà l'avesse vedute, peroché, insieme col servizio che a lei se ne faceva, i miei servigi sarebbono ancor stati piú manifesti, e per questo me ne è incresciuto assai, ma mi sono anco allegrato che le pigliassero, perché vien per tanto a mancar poco alla Maestà Vostra, e io procurerò di mandargliene dell'altre molto piú preziose e nuove, sí come io n'ho nuova per alcune provincie che io ho di già mandato a conquistare e per altre dove io manderò ben presto, avendo la gente per questo effetto; e i Francesi e altri prencipi alli quali saranno palesi le sudette cose, conosceranno per quelle la ragione ch'egli hanno di sottoporsi alla corona imperiale di Vostra Maestà, poiché, oltre de' molti e gran regni e stati ch'ella possiede in coteste parti, da queste tanto divise e appartate, io, che sono il minor de' suoi vassalli, le posso far tanti e tai servigi.
Per cominciamento adunque dell'offerte mie, io le mando ora per Diego de Soto, mio famigliare, alcune cosette restatemi allora per rifiuto, come non degne d'accompagnar l'altre, e alcune ch'io ho fatte d'allora in qua; che, se bene, com'io dico, mi restarono per rifiutate, hanno pur qualche vista. Io mando con esse una colubrina d'argento, nella qual fonditura vi sono iti 24 cantari e 50 libre, benché, per essersi fusa due volte, credo se ne sia perduto qualche poco; e benché ella mi sia costata assai, perché, oltre al costo del metallo, il qual fu di piú di quattromila e cinquecento ducati d'oro, a ragion di piú di cinque ducati d'oro il marco, con le altre spese de' fonditori e d'altri e di condurla sin al porto ci si sono spesi piú d'altri tremila ducati d'oro, imperò, essendo cosa di tanto prezzo, tanto da vedere e degna di tanto alto prencipe ed eccellentissimo, mi diedi a farla e spenderci.
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