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      Quando volsero unirsi insieme non ebbero spazio, benché alcuni di loro ci aspettarono, e ferirono alcuni Spagnuoli e molti degl'Indiani amici che conducevo meco; e servendosi della foltezza degli alberi e della molta pioggia, si posero per i boschi, senza che potessimo fargli altro danno d'ardergli il paese abitato. Subito mandai messi a que' signori, avisandoli che venissero a dare obedienzia a sua Maestà, e a me in suo nome, se non che li danneggierei assai nel villaggio e li darei il guasto a' maizali. Essi vennero, dandosi per vassalli di sua Maestà, e gli accettai, commettendoli che per l'avenire fussero buoni. E stando in questo villaggio otto giorni, vi vennero piú altri popoli e provincie per aver la nostra amicizia, i quali s'offersero per vassalli dell'imperial signor nostro.
      E desiderando penetrare nel paese e saper i secreti di quello, accioché sua Maestà fusse meglio servita e signoreggiasse a piú larghi paesi, determinai di partirmi di là e andai ad un villaggio nominato Atiepar, dove fui raccolto da que' signori e dagli uomini del paese: questa è una gente da per sé, ch'ha un altro linguaggio. Questo villaggio al tramontar del sole, senza che ne avesse causa alcuna, rimase abbandonato, di sorte che non vi si trovò uomo in parte alcuna. Ma perché il cuore dell'inverno non mi sopragiungesse e m'impedisse il camino, determinai lasciarli cosí, e passai da lungi con buonissimo ordine nella mia gente e nelle bagaglie, perché era mia intenzione d'entrar avanti cento leghe e per strade pormi ad ogni impresa che mi si offerisse, fin ch'io avesse veduto tanto paese, e poi dar volta sopra que' villaggi e pacificarli.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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