Il giorno seguente mi parti' di là e giunsi ad un villaggio detto Tacuilula, e qua fecero il medesimo come quelli di Atiepar, cioè che mi riceverono in pace, e indi ad una ora se n'andorono. Di qui partitomi, giunsi ad un altro villaggio nominato Tassisco, che è molto forte e copioso di gente, dove fui raccolto come nelli sopradetti, e vi dormi' quella notte. L'altro giorno mi parti' per andar ad un altro villaggio molto grande, nominato Nacendelan, e temendo di quella gente, perché non l'intendevo, lasciai dieci cavalli nella retroguardia e altri dieci nel mezzo della battaglia, e cosí mi posi in camino. Non potevo essermi allontanato da quel villaggio di Tassisco due o tre leghe, quando intesi come era sopragiunta alla retroguarda gente armata, la quale aveva ucciso molti degl'Indiani amici e toltomi parte delle bagaglie, tutte le corde delle balestre e i ferramenti che io portavo per l'esercito, e non se li poté resistere. Subito mandai don Georgio d'Alvarado mio fratello, con quaranta o cinquanta cavalli, a cercar di riaver quello che ci avevano tolto; ed egli, trovata molta gente armata, combattendo con quelli gli vinse, ma non si poté ricuperar cosa alcuna delle perdute, perché già avevano diviso il bottino, e ciascuno portava nella guerra la sua particella. Georgio d'Alvarado, poiché fu giunto a Nacendelan villaggio, tornò adietro, perché tutti quegli Indiani erano fuggiti alla montagna. Subito mandai don Pietro con gente a piè che andasse cercandoli nella montagna, per veder se poteva ridurgli al servizio di sua Maestà: e non puoté mai far cosa alcuna, per le gran boscaglie che sono ne' monti, e cosí ritornò adietro; e io li mandai messi indiani de' suoi medesimi con richieste, commissioni e protesti che, se non venivano, li farei schiavi, ma con tutto questo non volsero venire essi né i messaggi.
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