Giunti che fummo, feci a sapere al luogotenente ciò ch'avevamo veduto, e ch'io ero di parere che quegli Indiani non restassero senza castigo: il che pareva ancora a lui buon discorso.
La mattina seguente, a' 30 di marzo, di mercoledí, ci partimmo per andar sopra la gente di Chamula, e arrivando nel detto campo le bagaglie, e con loro Francesco di Ledema reggitore a guardare gli alloggiamenti, ci guidarono per un'altra via che conduceva al campo della detta provincia, e vi giungemmo ad ore dieci del giorno. E prima che vi si giunga vi è una gran costa e molto pericolosa per descendere, sí che nel ritorno caddero molti cavalli molto d'alto, ma tuttavia non pericolarono, perché non vi erano pietre e vi si trovano certe macchie d'erbaggi grandi.
Signor mio, poiché fummo scesi la costa d'intorno il villaggio, ch'è posto in alto, v'è una stretta valle, e credendo che si potesse pigliar subito, dividemmo i cavalli in tre picciole squadre, per circondar il villaggio e dar sopra la gente che fuggisse. Avendo in compagnia de' nostri amici indiani, il luogotenente con la fantaria e gli altri amici, non potendo per modo alcuno montarvi a cavallo tanto era il pericolo, cominciai con destrezza a montar per un fianco ch'aveva una via stretta e in alcuni luoghi tagliata nel sasso. Giunto ch'io fui di sopra, prima che giungessi al villaggio, a canto di certe case, fui con molti sassi e saette ricevuto e con le lancie sopradette: perché queste sono le loro armi con le quali combatterono, e con certi scudi nominati pavesi che gli cuoprono il corpo da capo a piedi, e quando vogliono fuggire leggiermente gli aviluppano e se li pongono sotto il braccio, e quando vogliono far testa gli stendono subito.
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Indiani Chamula Francesco Ledema
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