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      Sono fra loro di valentissimi uomini e che osano morir ostinatissimamente. E io ho veduto un d'essi difendersi valentemente da due cavalli leggieri, e un altro da tre e quattro, né potendolo essi uccidere, da disperazione un di loro gli lanciò la lancia, ed egli prima che gli arrivasse addosso la raccolse in aere e con essa combattette piú d'una ora con esso loro, finché quivi giunsero due pedoni che lo ferirono di due o tre saette, onde egli mossosi contra un di loro, uno di quelli pedoni l'abbracciò di dietro e gli diede delle pugnalate.
      Nel tempo che combattono cantano e ballano, e tal volta danno i piú fieri gridi e fischi del mondo, e specialmente se conoscano d'averne il meglio: ed è cosa certa che, a que' che non gli hanno veduti combattere altre volte, mettono gran terrore con le loro grida e bravura. Ed è gente la piú crudele che si trovi in guerra, perché non perdonano né a fratello né a parente né ad amico, né gli pigliano a vita ancora che fussino donne e belle, che tutte l'uccidono e se le mangiano; e quando non posson portarsene la preda e le spoglie de' nemici, l'abbrucciano. Solo i signori non è lecito d'uccidere, ma gli portano presi sotto buona custodia. E dopo ordinate certe feste, in mezzo di tutte le piazze della città erano certi circuiti murati con calcina e pietre massiccie, tanto alti quanto una statura e mezza d'uomo, che ascendevano in essi per gradi, e di sopra era una piazza come un giuoco di tegola rotondo, e nel mezo di questa piazza era una pietra rotonda ficcata con un buso in mezzo: e quivi montava il signor prigione, e lo legavano lungo con una sottil corda al collo del piede, e li davano una spada e una rotella, e cosí veniva a combatter con esso lui colui che l'avea preso: e se questo tale che l'avea preso di nuovo tornava a vincerlo, era tenuto per valentissimo uomo, e gli davano un certo segno per la valente prova ch'avea fatta, e il signore li facea grazia; e se il signor preso vincea lui e sei altri, in modo che fussero in numero di sette, lo liberavano ed erano obligati di restituirgli tutto quel che gli avessero tolto nella guerra.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486