Pagina (453/1486)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Questi cibi gli mettono anco inanzi a' signori, e una tovaglia di bombagia con che si nettano le mani e la bocca, e sono serviti da duoi o tre scalchi e maestri di sala: e mangiano di quello che piú loro piace, e doppo fanno che il restante sia dato ad altri signori suoi vassalli, che stanno quivi a fargli corte.
     
     
      Le bevande che usano.
     
      Fanno il vino di diverse sorti che bevono, però la principale e piú nobile che usano è una bevanda che si chiama cachanatle, e sono certi semi fatti del frutto d'un albero, il qual frutto è a guisa di cocomero e dentro ha certi grani grossi, che sono quasi della sorte dell'ossa de' dattili. L'albero che fa questo frutto è il piú delicato di tutti gli altri alberi: non nasce se non in terra calda e grossa, e prima che si semini seminansi duoi altri alberi che hanno gran foglia, e come questi sono all'altezza di due stature d'uomini, in mezzo a tutti duoi seminano quest'altro che produce questo frutto, accioché quei duoi altri alberi, per esser questo delicato, lo guardino e difendino dal vento e dal sole e lo tengano coperto. Sono questi alberi in grande stimazione, perché quei grani sono tenuti per la principal moneta che corra in quel paese, e vale ciascuno come un mezzo marchetto fra noi; ed è moneta la piú commune, ma molto incommoda, doppo l'oro e l'argento, e che piú si costuma di quante sono in quel paese.
     
     
      Come si faccia il cacao.
     
      Questi semi, che chiamano mandorle o cacao, si macinano e si fanno polvere, e macinansi altre semenze picciole che hanno, e gettano quella polvere in certi bacini che hanno con una punta; poi vi gettano l'acqua e la mescolano con un cucchiaro, e doppo l'averlo molto ben mescolato lo mutano da un bacino all'altro, in modo che leva una spuma, la quale raccogliono in un vaso fatto a posta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486