La mattina seguente il tempo cominciò a dar tristi segni, cominciando a piovere e il mare a turbarsi, in modo che quantunque io dessi licenza alla gente che smontasse in terra, nondimeno, vedendo il tempo che faceva, ed essendo la villa lontana una lega, molti di loro per non stare all'acqua e al freddo se ne ritornarono in nave. In questo venne una canoa dalla villa, ove mi portavano una lettera d'un vicino d'essa villa, che mi pregava ch'io andasse da lui, che mi darebbe tutte quelle vettovaglie che bisognassero: ma io mi scusai con dir che non potevo lasciare i navilii. Sul mezzogiorno ritornò la canoa con un'altra lettera, nella quale con molta importunità mi pregava del medesimo che con la prima, e menavano un cavallo che mi portasse. Io diedi la medesima risposta che avevo data la prima volta, ma i pilotti e l'altra gente mi pregarono molto ch'io vi andasse, per sollecitare che le vettovaglie si portassero il piú presto che fusse possibile, per partirci subito di quel porto, dove stavamo con molta temenza di perderci con tutti i navilii se vi stavamo troppo. Laonde io mi disposi d'andarvi, e lasciai ordine ai pilotti che, se si alzasse il vento ostro, col quale in quei luoghi sogliono spesse volte rovinarsi i navilii, ed essi si vedessero in pericolo manifesto, dessero co' navilii a traverso in parte che si salvasse la gente e i cavalli. E cosí io smontai in terra, e, quantunque volesse menare alcuni in mia compagnia, essi non volsero venirvi, dicendo che pioveva troppo forte ed era troppo gran freddo, e la villa stava assai lontana, ma che il dí seguente, che era domenica, essi con l'aiuto di Dio uscirebbono per udir messa.
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Dio
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