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      Con questo travaglio camminammo insino al giorno doppo san Giovanni, nel qual giorno arrivammo a vista d'Apalachen, senza che quelli del villaggio ci sentissino. Rendemo noi molte grazie a Dio vedendoci cosí vicini a quel luogo, e credendo che fosse vero quello che ci era stato detto, e sperando che quivi si finirebbono i nostri travagli grandi ch'avevamo passati, sí per il lungo e tristo cammino come per la gran fame che avevamo patito, percioché, quantunche alcune volte trovassimo del maiz, nondimeno le piú volte andavamo sette e otto leghe senza trovarne. E molti n'erano tra noi che, oltre alla fame e alla stanchezza, avevano impiagate le spalle dal continuo portar dell'arme, senza che degli altri travagli s'incontravano giornalmente. Ma pur tuttavia, vedendoci arrivati dove desideravamo, e dove ci avevano detto ch'era tanto sostenimento e tanto oro, ci era aviso d'avere passato gran parte de' travagli e della stanchezza.
      Arrivati cosí a vista d'Apalachen, il governatore mi comandò ch'io pigliassi meco nove a cavallo e cinquanta a piedi ed entrasse nel villaggio: e cosí facemmo il reveditore e io, ed entrati non trovammo se non fanciulli e donne, perché allora gli uomini non erano quivi; ma indi a poco, andando noi per quelli luoghi, vennero e cominciarono a combattere e a saettarci, e ammazzarono il cavallo al reveditore, ma alla fine fuggirono e lasciaronci. Quivi trovammo gran quantità di maiz che stava già per cogliersi, e assai del secco n'avevano rimesso; trovammovi molte pelle di cacciagioni e alcune mante di filo, picciole e triste, con le quali le donne cuoprono alcune parti della lor persona; avevano molti vasi da macinare il maiz.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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