In quel popolo erano quaranta case piccole ed edificate basse e in luoghi raccolti, per tema delle tempeste grandi che quel paese suole aver di continuo; le fabriche sono di paglia, e stanno intorniati da monti molto spessi e grandi arboreti e molti pelaghi d'acqua ove sono tanti e tanto grandi arbori caduti che intricano ogni cosa, e fanno che non vi si può camminare senza gran travaglio.
Il terreno, dal luogo ove noi sbarcammo insino a questo popolo d'Apalachen, per la maggior parte è piano, e il suolo è d'arena duro e saldo, e per tutto si truovano molti grandi arbori e monti chiari, ove sono noci e labrani e altri che chiamano laquidambares; vi sono cedri e savine ed elci e pini e roveri e palmizi bassi, come sono quei di Castiglia. Per tutto quel paese sono molte lacune grande e picciole, e alcune ne sono molto travagliose a passare, sí per esser molto profonde, sí ancora per molti arbori che vi sono caduti; il suolo loro è d'arena, e quelle lacune che trovammo nella marca d'Apalachen sono molto maggiori che tutte l'altre che avevamo trovate fino là. In questa provincia sono molti campi del loro maiz, e le case sono sparse per la campagna, come quelle delle Gerbe. Gli animali che vi vedemmo sono cervi di tre sorti, conigli, lepri, orsi, leoni e altri sí fatti, tra' quali ne vedemmo uno che porta i figliuoli in una bolgia che ha nella pancia, e quivi li porta tutto il tempo che sono piccioli, finché si sanno andar procacciando il mangiar da se stessi: e se a caso i figliuoli stanno in cerca del mangiare senza la madre, e a lei sopravenga gente, ella non fugge finché se gli ha raccolti nella sua bolgia.
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