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      Io racconto queste cose cosí brievemente perché non credo che sia di mestieri narrar particolarmente le miserie in che ci trovammo, poiché, considerando il luogo ove stavamo e la poca esperienza d'alcun rimedio, ciascuno può pensar da se stesso in che termine ci ritrovassimo.
      Finalmente, vedendo che la sete cresceva e l'acqua salata ci ammazzava, ci disponemmo, se ben la tempesta non era ancor cessata, di raccomandarci a Dio nostro Signore, e piú tosto arrischiarci al pericolo del mare che aspettar la certezza della morte che la sete ci dava: e cosí uscimmo per la via onde avevamo veduta passar la canoa la notte che di quivi eravamo passati. In questo giorno ci vedemmo molte volte annegati, e tanto perduti che non era alcuno di noi che non ci tenesse per certa la morte. Piacque a nostro Signore Dio, il quale nelle maggiori necessità suol mostrare il favor suo, che a posta di sole voltammo una ponta che fa la terra, ove trovammo molta bonaccia e tranquillità. Uscirono verso noi molte canoe, e gl'Indi che v'eran dentro ci parlarono e senza mirarci se ne tornarono: erano gente grande di corpo e ben disposti, e non portavano frezze né archi. Noi altri gli seguimmo insino alle case loro, che stavano quivi vicini alla lingua dell'acqua, e saltammo in terra, e davanti alle case trovammo molti cantari d'acqua e molta quantità di pesce condito, e il signor di quella terra l'offerí tutto al governatore, e pigliandolo per mano lo menò alla casa sua. Le case di costoro erano di stuore, molto bene fabricate.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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