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      Portavano i capelli sciolti e molto lunghi, ed erano coperti di mante di mardole della sorte di quelle che di sopra si dissero, e alcune d'esse erano fatte di molto strana guisa, avendovi alcuni lacci di lavoro di pelle leonate che parevano molto belle. Ci pregavano che noi andassimo con esso loro, che ci darebbono i nostri due cristiani e acqua e altre molte cose, e di continuo venivano sopra noi molte canoe, procurando di pigliar la bocca di quella entrata, e cosí per questo come perché il luogo era molto pericoloso, ce ne uscimmo al mare, dove stemmo con esso loro fino a mezzogiorno. Ma, non volendoci rendere i nostri cristiani, e per questo non volendo ancor noi rendere loro i due ostaggi, cominciarono a tirarci pietre con frombe, con mostrar di volerci frezzare, benché tra essi non vedemmo se non tre o quattro archi. E cosí stando, il vento si rinfrescò ed essi se n'andarono, e noi navigammo tutto quel giorno fino all'ora del vespero, quando la barca mia che andava avanti discoperse una punta che la terra faceva, e dall'altro capo si vedeva un fiume, e io feci sorgere in una isoletta che faceva quella punta per aspettar l'altre barche.
      Il governatore non volse accostare, ma si mise in una spiaggia che era quivi molto vicina, ove erano molte isolette, e quivi si ragunammo tutti, e da dentro il mare pigliammo acqua dolce, perché il fiume entrava nel mare di tratto e con furia; e per poter brustolare un poco di maiz che portavamo, che già due giorni lo mangiammo crudo, saltammo in terra in quell'isola, ma, non trovando legne, ci accordammo d'andare al fiume che era di dietro alla punta, una lega di quivi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486