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      Io certamente mi ritrovavo allora in tale stato, che molto piú volentieri averia pigliata la morte, che veder tanta gente avanti a me in quella maniera che quegli stavano. E dipoi che il maestro prese il carico della barca, io mi riposai un poco, ma molto inquietamente, che allora non era cosa da me piú lontana che il sonno, e appresso all'aurora mi parvi d'udire il tumulto e romor del mare, perché, essendo la costa molto bassa, sonava molto; onde con questo io chiamai il maestro, il quale mi rispose che credeva che già noi fossimo vicini a terra, e tentando ci trovammo in sette braccia, e gli parve che ci dovessimo stare in mare insino al far del giorno. E cosí io presi un remo e vogai dalla banda della terra, che ci trovammo una lega vicini, e demmo la poppa al mare, e vicino a terra ci prese una onda, che rigittò la barca in mare un buon tratto di mano, e col gran colpo che diede quasi tutta la gente, che vi stava come morta si risentí. E vedendoci vicini a terra, ci cominciammo a levare e andar con mani e con piedi, e usciti in terra facemmo del fuoco a certi fossi, e cocemmo del maiz che portavamo e trovammo dell'acqua piovuta, e col calor del fuoco la gente si riebbe e cominciarono a prender forza. E il dí che quivi arrivammo era il sesto di novembre.
      Dipoi che la gente ebbe mangiato, io comandai a Lope d'Oviedo, il quale avea piú forza ed era piú gagliardo di tutti gli altri, che s'accostasse a qualche arbore di quei ch'erano quivi presso, che, salito in uno d'essi, discoprisse la terra ove stavamo e vedesse d'averne qualche notizia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Lope Oviedo