E per questa cagione quegl'Indi che mi teneano se ne uscirono dell'isola, e in alcune canoe se ne passarono in terra ferma, ad alcune spiagge ove avevano molte ostriche: e per tre mesi dell'anno non si mangia altro, e bevono molta trista acqua. Hanno gran carestia di legnami e gran quantità di moscioni; le case loro sono edificate di stuore sopra scorze d'ostriche, e sopra di esse dormono sopra cuoi d'animali, i quali ancora non tengono se non a caso. E cosí stemmo insino alla fine del mese d'aprile, che andammo alla costa del mare, ove mangiammo more di tutto quel mese, nel quale finiscono di fare i giuochi e le feste loro.
In quell'isola ch'io ho detto ci volevano far fisici senza esaminarci né domandarci i titoli, perché essi medicano le infermità soffiando nell'infermo, e con quello e con le mani gli sanano, e volsero che noi facessimo il medesimo e servissimo in qualche cosa. Noi ci ridevamo di tal cosa, dicendo che era burla e che non sapevamo medicare, onde ci levarono il mangiare, finché facessimo quel che diceano: e vedendo la nostra perfidia, un Indiano mi disse che io non sapea ciò ch'io diceva, percioché le pietre ed erbe che nascono per li campi hanno virtú, e che egli con una pietra calda, menandola per sopra lo stomaco, ne sanava il dolore, e che noi che siamo uomini è cosa certa che dobbiamo aver maggior virtú che tutte l'altre cose del mondo. Alla fine, vedendoci in tanta necessità, ci fu forza di farlo, senza però sperare che ci giovasse di nulla. La sorte e modo che essi tengono in curarsi è questa, che vedendosi infermi chiamano un medico, al quale dipoi che sono sanati danno tutto quello che hanno e procurano ancor altre cose da' parenti loro per dargliene.
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Indiano
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