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      E tutti questi tredeci andarono lungo la costa, e subito che ebbero passato gl'Indi che mi teneano me ne diedero aviso, e come erano ancora in quell'isola Ieronimo d'Alaniz e Lope d'Oviedo. L'infermità mia disturbò ch'io non li potei seguire, e non gli viddi altrimenti, e mi convenne star con que' medesimi Indiani dell'isola piú d'un anno. E per il molto travaglio che mi davano e mal portamento che mi faceano, mi determinai di fuggirmene e passar da quei che stanno ne' monti e in terra ferma, che si chiamano Indi del Carruco, perché io non potevo soffrir la vita che facea con quest'altri, che, tra molti altri travagli, mi conveniva cavar le radici di sotto l'acqua e tra le canne dove stavano sotto terra: e da questo io avevo le deta cosí guaste che una paglia che mi toccassi me ne faceva uscir sangue, e le canne mi rompevano per molte parti, essendone molte rotte, tra le quali mi conveniva andare con la roba che di sopra ho detto ch'io portavo. Laonde io operai di passarmene a quegli altri, e con essi stetti alquanto meglio: e perché io mi feci mercatante, procurai di far quell'ufficio come seppi il meglio, e per questo mi davano da mangiare e mi faceano buoni portamenti, e mi pregavano ch'io andasse da un luogo all'altro per cose che lor bisognavano, percioché, per rispetto della guerra che fanno di continuo tra loro, non si camina né si negocia tra essi molto: e io già con miei traffichi e mercatanzie entravo per tutto il paese quanto volevo, e lungo la costa mi stendevo 40 e 50 leghe.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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