E ancor di queste non ne hanno ogni anno, perché tale anno ne nascono e tale no; sono della grandezza di quelle di Galizia, e gli arbori sono molto grandi e ve ne sono in gran numero. Un Indo mi avisò come i cristiani erano venuti, e che, s'io li voleva vedere, me ne fuggissi e m'ascondessi ad un canto d'un monte che egli mi mostrò, perché esso e altri parenti suoi avevano da venire a veder quegl'Indi, e mi menerebbono con esso loro dove i cristiani stavano. Io mi fidai di costoro e mi disposi di farlo, perché aveano altra lingua diversa da quella de' miei Indiani; e cosí avendo io fatto, essi il dí seguente vennero e mi trovarono nel luogo che m'aveano insegnato, e cosí mi menarono seco. Ed essendo già vicini al luogo ove coloro avevano gli alloggiamenti, Andrea Dorante uscí a veder chi era, perché gl'Indi avevano detto anco a lui come veniva un cristiano, e come mi vidde rimase molto spaventato, perché avea molti giorni che mi tenevano per morto, che gl'Indi cosí gli aveano detto. Ringraziammo molto Iddio di vederci insieme, e quel dí fu uno di quelli ne' quali abbiamo avuto maggiore allegrezza nella vita nostra. E arrivati poi dove stava Castiglio, mi domandarono ov'io andassi; risposi che l'intenzione mia era di passare in terra di cristiani, e che questo andavo cercando e procacciando di poter fare. Andrea Dorante rispose che molti giorni erano che esso pregava Castiglio ed Estevanicco che passassimo avanti, ma che non si assicuravano di farlo perché non sapevano notare, e che molto temevano i fiumi e golfi che lor conveniva passare, essendone molti per quei paesi; onde, poiché a Iddio Signor nostro era piaciuto salvarmi tra tanti pericoli e infermità, e alla fine condurmi alla lor compagnia, essi determinavano di fuggire, e io li porterei per li fiumi e golfi che ritrovassimo.
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