Ed essendosi ciò publicato tra loro, vennero molti altri infermi quella notte perché li sanasse, e ciascun di loro portava un pezzo di salvadigina, e tanti ce ne portavano che non sapevamo dove metterli. Noi ringraziammo molto Iddio, che ogni giorno ci andava crescendo la sua misericordia e grazia. E finite che furono le cure, incominciarono a ballare e a cantare i loro versi e feste, fino all'altro giorno al nascer del sole: e durò tre giorni tal festa per la venuta nostra. Dipoi li domandammo del paese avanti e delle genti e vittuarie che vi si trovano, e ci risposero che per tutto quel paese sono molte tune, ma che già erano finite, e che non troveremmo gente alcuna, perché doppo l'aver colte le tune ciascuno se n'era tornato alle sue case, e che era paese molto freddo e vi si trovavano poche pelle. Noi, udendo questo e vedendo che il verno e tempo freddo entrava, ci accordammo di farlo con costoro. E in capo di cinque giorni da che eravamo arrivati, si partirono e andarono a cercar altre tune dove erano altre genti d'altre nazioni e di lingue diverse; e andati cinque giornate con molta fame, perché fra via non si trovano tune né altri frutti, arrivammo ad un fiume, e quivi fermammo le case nostre, e dipoi ce n'andammo a cercare alcuni frutti d'un arbore che è a somiglianza di fichi. E non vi essendo per tutti quei luoghi strada alcuna, io m'indugiai piú degli altri in trovarle, e cosí essi se ne tornarono alle case e io rimasi solo, e venendo a cercare i nostri quella notte mi smarrii, e piacque a Dio ch'io trovassi un arbore sotto il quale era stato fatto fuoco, e al fuoco suo io passai il freddo di quella notte.
| |
Iddio Dio
|