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      E in tutto quel paese s'imbriacano con certo fumo, che danno ciò che hanno per averne. Beono similmente un'altra cosa che cavano delle frondi degli arbori, come d'elci, e le cuocono in alcune botti al fuoco, e dipoi che l'hanno cotta empiono la botte d'acqua, e cosí lo tengono sopra il fuoco, e quando ha bollito due volte la buttano in alcuni vasi e la raffreddano con una mezza zucca: e quando sta con molta schiuma, la beono quanta piú calda la posson soffrire, e finché la cavano della botte e finché la beono stanno gridando "chi vuol bevere". E quando le donne sentono questi gridi, subito si fermano senza aver ardir di muoversi, se ben si trovassero d'esser molto cariche: e se per sorte alcuna d'esse si movesse, la svergognano e danno delle bastonate, e con molto sdegno e colera essi gettan via quell'acqua o bevanda che hanno fatta, e se ne hanno bevuta la vomitano fuori, il che essi fanno molto agevolmente. La ragione di questa loro usanza essi dicono che è questa, che se, quando essi vogliono bere di quell'acqua, le donne si muovono da dove le prende quella voce, in quella bevanda si mette una cosa trista, la quale entrando nel corpo in breve spazio gli fa morire. E tutto il tempo che quell'acqua si cuoce, il vaso ha da star bene turato e chiuso, e se per sorte stesse scoperto e venisse a passare alcuna donna, la gettano via e non ne beono piú. È di color giallo, e la beono tre giorni senza mangiare, e ogni giorno ne beono un'anfora e mezza. E quando le donne hanno le loro purgazioni, non procacciano da mangiare se non per se stessi, perché niun'altra persona mangia di quello ch'ella porta.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486