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      E quando io ebbi cavata la ponta me la dimandarono, e la donai loro, e il popolo corse tutto a vederla, e la mandarono per la terra adentro perché tutti coloro la vedessero: e per questo fecero molti balli e feste, come sono usati di fare. E indi a duoi giorni io tagliai i duoi ponti all'Indo, e fu sano, e disse che non sentiva dolore né noia alcuna, e questa cura ci diede tra loro tanto credito per tutto quel paese, quanto mai da loro si potesse e sapesse stimare. Mostrammo loro quel sonaglio che portavamo, e ci dissero che nel luogo dove quei si faceano erano molte lamine di quelle sotterrate, e che quel sonaglio tra loro era cosa di molta stima, e che ivi eran case fabricate: e questo credemmo noi che fusse il mare del Sur, di che sempre avemmo notizia che quel mare era piú ricco che quello di Tramontana.
      Da costoro noi ci partimmo, e andammo per tante sorte di gente e tanto diverse lingue che non basta memoria d'uomo a raccontarle, e sempre l'un popolo saccheggiava l'altro, e cosí quei che perdeano come quei che guadagnavano rimaneano contentissimi. Menavamo tanta compagnia che in niuna maniera ci potevamo valer con essi. Per quelle valli onde passavamo ciascuno d'essi portava un bastone lungo tre palmi, e andavano tutti in ala, e saltando alcuna lepre, che per quel paese ne sono molte, l'intorniavano subito, e cadeano tanti bastoni sopra di lei che era cosa maravigliosa, e in questa guisa la faceano andar dall'uno all'altro, che per mio aviso era la piú bella caccia che si potesse imaginare, perché alcune volte elle venivano insino alle mani: e quando la notte ci fermavamo, erano tante quelle che ce ne aveano date che ciascuno di noi altri ne portava otto o dieci.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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