Egli, come seppe della venuta nostra, subito quella notte medesima se ne venne a trovarci, e pianse molto con noi, lodando molto nostro Signor Iddio per la misericordia che ci avea usata, e ci parlò e trattò molto bene, e da parte del governator Nunno di Guzman e sua ci offerse tutto quello che aveva e poteva, e mostrò di risentirsi molto del tristo trattamento che Alcaraz e gli altri ci aveano usato: e tenemo per certo che, se egli vi si fusse trovato, non si sarebbe fatto quello che si fece con noi e con gl'Indi.
E passata quella notte, il dí appresso ci partimmo per Auhacan, e l'alcaldo maggiore ci pregò molto che ci stessimo quivi, che ne faremmo gran servizio a Dio nostro Signore e alla M.V. perché il paese era desolato, senza lavorarsi e tutto distrutto, e gl'Indi andavano ascosi e fuggendo per i monti, senza voler venire a stanziar co' loro popoli, e che noi gli mandassimo a chiamare e comandassimo loro, da parte di Dio e di V.M., che venissero e abitassero nella pianura e lavorassero il paese. A noi parve questa cosa di molta fatica a mettersi in effetto, perché non avevamo Indo alcuno de' nostri, e di quei che ci soleano accompagnare e adoprarsi in simili ufficii. Tuttavia ci parve d'arrischiarvi duoi Indi di quei che aveano quivi prigioni, che erano de' medesimi di quel paese e si erano trovati co' cristiani quando la prima volta arrivammo tra loro, e viddero la gente che ci accompagnava, e seppero da loro la molta autorità e dominio che per tutti quei paesi avevamo avuto, e le cose maravigliose che avevamo fatte, e gl'infermi sanati e molt'altre cose; e con questi mandammo altri di quel popolo, che fussero insieme con loro a chiamar gl'Indi che stavano per le montagne, e quei del fiume Patachan dove avevamo trovati i cristiani, e che dicessero che venisser da noi, perché volevamo parlare con esso loro.
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