Quel giorno giunsi da una banda sopra una rottura di monte che facea un fiume, che mi pareva che andasse nell'abisso, dove diceano che erano passati gli nemici dall'altra parte, che è un'altra provincia. Consumai tutto quel giorno nel descendere per la detta rottura, e viddi esser la gente fermata dall'altra parte, e me ne passai quella notte con grandissima abondanzia di maiz e uccelli di quel paese. L'altro giorno mandai al campo meglio di diecimila persone d'uomini, donne e fanciulli che quivi se n'erano fuggiti, e gli altri della medesima provincia, che poteano esser qualche trecento, li rimandai ai lor parenti e amici, accioché conoscessero che io non ero quivi venuto per ucciderli. Io, passata la rottura, me n'entrai per mezzo del paese e venni in una selva, dove mi fu detto che s'era ritirata una parte de' nemici, e seguendo il mio cammino pervenni alla cima d'un'alta montagna, che avea una discesa di quasi una lega, la piú aspra che io abbia ancor veduta, per la quale ci assicurammo di descendere in una valle, dove appariva un altro gran luogo abitato, dove non si trovò persona alcuna. E dopo l'aver rinfrescato la gente, cavalcai passando il guado, dove trovai gente morta, sacrificata per quei di quella provincia, la quale era del paese che prima avevamo passato, e insieme alcuni vivi che vi erano fuggiti: e per il poco amore che era fra loro, essendo differenti di linguaggio, gli usavano questa caritevole ospitalità di sacrificarli.
Sul tardi arrivai quel giorno sopra un'altra rottura, che mi parve peggior della prima, per dove corre un fiume di onesta larghezza; e per essere l'ora tarda e non vi essere albero alcuno, me ne tornai alla prima terra di quella valle, il nome della quale fino a quest'ora non ho potuto sapere, per non aver saputo intendere quel parlare ed essersene gli abitatori fuggiti, e per non avere interprete del paese.
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