Pagina (597/1486)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quivi piantai il campo e il giorno seguente, che fu il sabbato, mandai il riveditore e Cristoforo d'Ognate, ciascuno dal suo canto, a cercar la gente di quel paese, che mi era stato detto essersi ritirata in certe falde d'una montagna che si vedeva. Cristoforo non ritrovò niuno, ma il riveditor incontrò da un lato della rottura circa trecento Indiani da guerra con suoi archi e frezze, che il giorno innanzi aveano morti quattro Indiani amici nostri, e menavano prigione un moro d'un scudiero morto, che s'era allontanato dagli altri: di che molto allegri, cantando diedero fra i nostri, e combattendo uccisero d'una frezza passato per il petto un cavallo, e d'essi rimasero morti presso a cento; il rimanente per avere la detta rottura vicina, ancora che pericolosa, si salvarono in essa, benché non senza pericolo. In questo tempo non essendo io molto lungi da questo luogo, senti' dare all'arme, ed essendovi corso trovai i miei smontati a terra, tagliando in pezzi il caval morto, acciò non fusse quivi trovato e veduto da' nemici segno d'esso, onde avessero considerato che fusse potuto morire.
      Quel medesimo giorno mandai il mastro di campo Antonio di Viglia Roel a cercar il guado nel fiume della rottura, il quale trovato, passò dall'altra parte a riconoscere che terra era e se vi era luogo abitato. E avendo finito di montar la costa del monte, s'incontrarono in lui tre Indiani armati dei loro archi e frezze, e un di loro si mosse contra di lui con una spada a due mani di legno, e gli menò due colpi, con uno de' quali lo ferí in una mano: e al fine rimase l'Indiano in terra morto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Cristoforo Ognate Indiani Indiani Antonio Viglia Roel Indiani Indiano