Di quivi me ne venni a Cotla, passando per un luogo dove il reveditore era già stato e l'avea abbrucciato, quando gli imposi che passasse il fiume, che è della provincia di Cuynaccaro. Prima che giungesse a Cotla, quei che erano andati col mastro di campo a scoprire dierono in alcuni pochi Indiani di Chichimecas, che s'erano arrisicati a dar nelle bagaglie delle genti da cavallo, e uccisero alcuni di essi. Quivi fu tagliato un piede ad un mio staffiere per aver tagliato mezza una mano ad un altro, della quale ferita restò quasi libero, e perché restasse il piè sotterrato si piantò una croce. Quindi partendomi, pervenni col campo il dí che venne poi a Tolilitla, che è in un alto e in un sasso quasi tagliato da tutte le parti, del qual luogo è signora una donna che è patrona d'un gran paese. Gli trovai in un sito non forte, e perciò credo che rimanessero di uscirci contro con l'arme, e ci dierono vettovaglia.
Il giorno seguente, che fu il venerdí, pervenni a Michetlan, dove m'era stato detto che erano molti uomini di guerra con l'arme in mano per assaltarmi. Io gli mandai il giorno innanzi messaggieri indiani a persuadergli che fussero voluti venire pacificamente all'ubidienza che io cercavo da loro, dei quali, prima che giungessero a loro, alcuni che erano andati in compagnia vennero fuggendo e malamente feriti, riferendomi che aveano uccisi i messaggieri che io avevo lor mandati, come si verificò poi, e che m'aspettavano per resistermi con l'arme. Ordinata adunque la gente, comandai che andassero innanzi con alcuni corridori il mastro di campo, e doppo io mi spinsi innanzi con uno mio creato per riconoscere il sito e la gente da un colle che mi era innanzi, e viddi che s'andava ritirando al monte, e i nostri amici, che sempre erano innanzi piú degli altri, piú per rubbare che per combattere, gli andavano seguitando col favor de' cavalli leggieri, senza i quali non avrebbono animo di farlo.
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